Pensieri del cuore di Rosa Angela Vallone


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Da quel giorno

Miei scritti

Camminavo tristemente per la mia strada ed incontrai un fanciullo che mi disse: «Sai che ognuno di noi ha un Angelo custode

PRESENTAZIONE

 

Da quel giorno…..

Le pagine che seguono sono dei brevi racconti che vogliono mettere in risalto il mio rapporto con l’Angelo custode: colui al quale Dio ha affidato le nostre anime per illuminarle, custodirle, reggerle, governarle, donarle tanta gioia e guidarle sui sentieri della Vita.

Sono pagine ricche di sogni e viaggi. E nel Padre, che dona l’interpretazione dei sogni e dei fatti accaduti, identifico il Padre Spirituale, il Sacerdote: colui che, conformandosi sempre di più a Cristo, guida ogni creatura del Padre verso la santità. È come un Angelo che ti prende per mano e con cura amorevole ti dona l’Amore: Cristo Gesù.

E tu, creatura del Padre, missionario, sorretto dalla grazia ricevuta nei sacramenti, vai… cammini….ricordando la Parola di Gesù al mondo che l’ha dimenticata.

Vuole anche essere una testimonianza vissuta del mio essere Movimento Apostolico.

È nel Movimento Apostolico che ho riscoperto l’Amore per il mio Angelo Custode e per il cielo tutto, l’importanza del Padre Spirituale e la mia missione.

Quanto vorrei che tutto il mondo possa essere Movimento Apostolico!

Sarebbe bello vedere un mondo pieno di tanto Amore e gioia da donare agli altri!

Solo amando potrà nascere nel cuore di ogni uomo la necessità di vivere la spiritualità del Movimento Apostolico valorizzando quello che non è altro che il suo carisma: ricordare la Parola di Gesù al mondo che l’ha dimenticata.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, Colei dal cui grembo è nato il Figlio dell’Altissimo, ci sostenga in questo cammino! Gli Angeli e i Santi ci incoraggino!

Gusta anche tu la gioia di essere Movimento Apostolico!

Rosa Angela Vallone

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PRIMO RACCONTO

Catanzaro 23 ottobre 1995

 

Camminavo tristemente per la mia strada ed incontrai un fanciullo che mi disse: «Sai che ognuno di noi ha un Angelo custode? - Gli risposi affermativamente. - E lo preghi nei momenti di bisogno?» – replicò.

Con un po’ di vergogna risposi: «Ogni tanto». E quel fanciullo mi disse: «La mia mamma fin da piccolo mi ha insegnato a pregarlo, la mattina, la sera e nei momenti di necessità. Sai anche a scuola quando la maestra m’interroga chiedo aiuto al mio Angelo custode e ottengo sempre buoni voti, però se non studio, lui non mi aiuta, anch’io devo impegnarmi!».

Un giorno ero tanto stanco e mi addormentai dimenticando di recitare le preghierine inclusa quella all’Angelo Custode.

Feci un sogno. Vidi una grossa palla di Luce un po’ triste. Domandai: «Chi sei? E perché sei triste?». Mi rispose: «Sono l’angelo mandato da Dio per proteggerti. Oggi hai dimenticato di pregarmi. Sai ero contento di aver trovato un bambino buono che prega sempre il suo Angelo custode». Mi chiese anche di dargli un nome. Rimasi turbato ma nello stesso tempo contento. Avevo visto il mio angelo custode. Da quel giorno lo chiamai Palla di Luce.

Passarono giorni, mesi ed anni e nel mio cuore sentivo il bisogno di vederlo ancora una volta.

Una sera, decisi di non rivolgergli la parola.

Ma la mattina dopo capii che quello fu solo un pretesto e nel recitare la preghiera al mio angelo custode sentii una presenza misteriosa che sfiorò le gote mie come per dirmi: «Sono qui, accanto a Te».

Le nostre strade si separarono. Il fanciullo continuò la sua strada, io la mia. Mi girai, avevo dimenticato di chiedergli il suo nome. Ma non vidi più nessuno. Ero certa, il Signore quel giorno, mi aveva dato un segno. Anch’io avevo visto il mio Angelo custode!

Da quel giorno non fui più triste, certa che il mio Angelo custode guida i miei passi.

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SECONDO RACCONTO

Catanzaro 12 giugno 1999

 

Camminavo per la mia strada ed incontrai un bel fanciullo. Mi sembrava di averlo già visto ma non ricordai dove. C’era molto chiasso attorno a me, ma la sua mano sfiorò le gote mie e fui talmente attratta dal suo sguardo che mi dimenticai di ogni sofferenza.

Iniziammo a dialogare e scoprii che aveva le stesse mie aspirazioni, la stessa mia passione: il computer.

Mi raccontò che un giorno si addormentò e fece un sogno. Mi disse: «Quel giorno sognai di essere in un’aula con tanti computer nuovi, mi colpì il fatto che gli stessi erano ancora nei cellophane ed un maestro che con tanta pazienza spiegava ciò che bisognava fare per dare a quella macchina così inoperosa un “cervello”, un “cuore”. Iniziò dallo spiegare i suoi componenti e tutto ciò che bisognava sapere per interagire con esso.

Ricordo che fin dalla prima lezione rimasi affascinato da ciò che il mio maestro spiegava. Nel silenzio apprendevo così velocemente ma nello stesso tempo soffrivo perché tutto quello che conoscevo era solo teoria. Mi mancava la pratica, ma ancora non ero pronto.

Alcuni ragazzi più grandi di me sapevano fare anche questo. Li ammiravo, avrei voluto essere come loro! Ma capii che avrei dovuto amare di più per riuscirci.

Un giorno il mio maestro si avvicinò al mio computer e lo mise in funzione. Ricordo la gioia che provai. Indescrivibile! Mi paragonarono ad un pulcino fuoriuscito dal guscio dell’uovo.

Da quel giorno dialogavo spesso con il mio maestro. Era un dialogo fatto di sguardi e di rimproveri velati ed egli mi regalava dei dischetti per arricchire la memoria del mio computer. Ma un giorno durante la ricreazione, distratto dall’euforia del momento, alcuni “amici” mi offrirono dei dischetti che infettarono il mio computer. Solo dopo scoprii che essi erano invidiosi del fatto che il mio maestro mi voleva bene.

Il mio maestro mi guardò severamente ma nello stesso tempo mi insegnò cosa fare per prevenire ogni possibile infezione. Lo ringraziai, ma piansi amaramente. Dovetti reinserire pian piano tutto ciò che avevo perso.

Mi svegliai improvvisamente e rimasi turbato da quel sogno e andai da mio Padre e gli raccontai il sogno.

Egli mi disse: «Ogni uomo senza la grazia è come una macchina inoperosa. Infatti senza l’amicizia con Dio, l’uomo non può fare nulla. Ogni giorno si deve nutrire di Parola di Dio arricchendo così il suo cuore. Deve vivere nel mondo, ma non farsi distrarre da esso. Esso infatti è pieno di insidie, il male è sempre pronto ad entrare nel suo cuore. Ma rimanendo nell’amicizia e con la preghiera costante a Dio, ciò non accadrà».».

Rimasi turbata nell’ascoltare il suo racconto. Così piccolo ma così grande nella sua saggezza.

Proseguii il cammino, mi accorsi che Egli era sempre accanto a me. Ricordai dove l’avevo visto: era Palla di Luce, il mio angelo custode.

Da quel giorno capii l’importanza della preghiera.

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TERZO RACCONTO

Catanzaro, 10 agosto 1999

 

Proseguii il cammino ed Egli era sempre accanto a me.

Insieme attraversammo sentieri tortuosi, ma grazie alla sua presenza non sentii la fatica nel cammino ma la gioia di avere un amico sempre pronto ad aiutarmi, a sorreggermi prima di cadere.

Egli mi indicò la strada per raggiungere il Sommo Bene, l’Eterno Amore.

«Nel camminare - mi disse - osserva e taci». Non compresi, ma ero certa che un giorno mi avrebbe dato una spiegazione.

Era lunga la strada che dovevamo percorrere, ma ero certa che con Lui accanto niente e nessuno avrebbe potuto, anche solo per un attimo, interrompere quel cammino.

Durante le soste, Egli mi rinfrancava lo spirito raccontandomi belle storie.

Un giorno mi disse:

«Ascolta, medita e riempi di gioia il tuo cuore.

Quel giorno mi addormentai e feci un sogno:

Sognai di essermi perso in mezzo alla boscaglia, avrei dovuto far ritorno a casa ma il buio me lo impediva. Il mio vestito era ridotto a brandelli perché ero stato assalito da belve feroci.

Ero lì, seduto su un giaciglio, piangevo ed ero tutto infreddolito.

Finalmente arrivò l’alba, il sole spuntò all’orizzonte e vidi da lontano avvicinarsi una bellissima Donna. Il suo vestito era bianco come la neve, splendente di Luce come il sole. Mi si avvicinò, parve capire che avevo bisogno del suo aiuto. Aprì le braccia, mi parve volesse abbracciare tutta l’umanità. Mi avvolse nel suo manto. Era dolce il suo sorriso. «Chi sei?» - gli chiesi.

Improvvisamente mi svegliai, rimasi turbato da quel sogno, ma felice andai da mio Padre perché ero certo che Lui avrebbe sicuramente risposto alla mia domanda. Gli raccontai il sogno ed Egli mi disse:

«Quella Donna è Maria , la Mamma di Gesù e Madre nostra. Sempre pronta ad aiutare coloro che con cuore sincero si rivolgono a Lei: consolatrice degli afflitti, rifugio dei peccatori, Donna umile e ricca di fede, Madre della Redenzione, icona dell’amore puro.

Ogni giorno rivolgi il tuo sguardo verso di Lei ed Ella esaudirà le tue suppliche».».

Proseguimmo felicemente il cammino ed Egli aprì il suo zainetto e mi diede in dono una coroncina e mi disse: «Ecco la nostra arma per combattere coloro che ci saranno d’inciampo sul nostro cammino».

Eravamo certi, la Mamma Celeste ci avrebbe protetti dalle insidie del nemico.

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QUARTO RACCONTO

Catanzaro, 17 agosto 1999

 

Ricordo che un giorno dovevamo attraversare un ponte, ma al di là vi era una folla pronta ad assalirci.

Inciampai su una pietra e vidi che poco più in là ve ne era un mucchio. Istintivamente ne presi una, ma non feci in tempo a scagliarla contro quella folla che Egli mi afferrò il braccio e mi disse con tono severo: «Cosa volevi fare?»

Arrossii e con voce tremante risposi: «Non vedi, ce l’hanno con noi!».

«Non è la soluzione giusta, continua ad aver fede e sii paziente - replicò -Accampiamoci qui sette giorni e sette notti, sono certo che troveremo una soluzione».

Ricordai che avevo un’arma con me; la tirai fuori e me la strinsi tra le mani e la paura svanì.

Quei giorni passarono veloci, ma ogni giorno che passava sentivamo che un esercito di Luci era lì pronto ad aiutarci.

All’alba del settimo giorno Palla di Luce mi disse: «Alzati, è giunta l’ora di andare!».

Felici attraversammo quel ponte ed una Luce ci avvolse. La folla rimase accecata e non si accorse del nostro passaggio.

Ringraziammo il Signore per le meraviglie compiute e proseguimmo il cammino.

Palla di Luce prese la parola e mi disse: «Ricordo di aver fatto un sogno simile a ciò che ci è accaduto e sai cosa mi disse mio Padre?» - «Cosa?» - risposi.

«Quando sei in pericolo, non cercare in fretta una soluzione. La fretta è del diavolo. Ma medita dentro la tua cameretta sette giorni e sette notti. Di certo, nel silenzio, troverai la soluzione giusta.

Fai sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli ed Egli benedirà i tuoi passi».

Palla di Luce rimase per qualche minuto in silenzio e poi mi sussurrò:

«Se l’uomo comprendesse......griderebbe al mondo: l’Amore non è amato».

Con gioia accettai il rimprovero, lo ringraziai e proseguii il cammino insieme a Lui.

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QUINTO RACCONTO

Catanzaro, 26-31 agosto 1999

 

Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:

«Un giorno mio Padre di buon mattino mi chiese di andare in città a cercare la perla preziosa. Obbedii al suo comando e mi incamminai verso la città.

Il cammino fu lungo, impiegai circa tre ore.

Fui colpito dal caos di quella città, mi fermai e diedi uno sguardo intorno.

Vidi un’insegna con su scritto: “La Biblioteca dei sapienti”. Incuriosito suonai il campanello, ma nessuno mi aprì; dopo qualche attimo notai che la porta era socchiusa ed entrai. Una luce fioca proveniente da una finestrella mi permise di vedere che in quella piccola stanza vi erano tanti libri. Era un compito arduo contarli. Ne presi uno, due, tre...... e cominciai a leggerli. Ebbi l’impressione che il tempo si fosse fermato. L’autore parlava di personaggi diversi i quali avevano trovato la perla preziosa e durante tutta la loro vita con cuore semplice e puro avevano dato tutto per conquistarsi un regno, il regno dei cieli.

La mia lettura fu interrotta dallo svolazzare di una colomba bianca che d’improvviso entrò da quella finestra e si posò su un libro. Incuriosito mi avvicinai, di colpo la stanza s’illuminò, lo lessi: era il Vangelo. Alla fine esclamai: «Anch’io ho trovato la perla preziosa!».

Il sole stava per tramontare, di corsa ritornai a casa e raccontai a mio Padre l’accaduto. Egli si complimentò con me e aggiunse:

«La Parola del Signore è la Luce che illumina il cammino d’ogni uomo di buona volontà».».

Terminato il racconto Palla di Luce aprì il suo zainetto e mi diede in dono il Vangelo e mi disse:

«Ecco il nostro scudo, ecco la nostra Luce».

Lo ringraziai. Fu grande la gioia quando nell’aprire notai che sulla prima pagina vi era una dedica: «Ama come Lui ti ha amato».

Da quel giorno quello fu il mio unico pensiero: amare, amare, amare.

Eravamo certi: solo l’Amore può tutto e felici proseguimmo il cammino.

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SESTO RACCONTO

Catanzaro 21-25 agosto 2000

 

Fu durante una sosta che presi in mano il Vangelo e cominciai a leggerlo. Ricordo la gioia che provai nel constatare quanto attuale fosse quel linguaggio.

A bassa voce esclamai: «Non può rimanere solo un libro, è Parola del Signore!»

«È necessario che l’uomo la ricordi, con amore e verità. Assaporala e poi capirai.....»- soggiunse Palla di Luce.

Rimasi turbata, ma Egli proseguì:

«Ricordo che fin da piccolo trascorrevo il mio tempo libero, chiuso nella mia cameretta a leggere e meditare il Vangelo.

Dalla finestra che illuminava la mia cameretta vedevo i miei compagni giocare ma imperterrito continuavo nella mia lettura perché mi dava gioia.

Un giorno ero talmente stanco che il Vangelo mi fece da guanciale. Mi addormentai e feci un sogno:

Sognai di essere insieme ai miei compagni, proprio quelli che sempre mi disturbavano con il loro vocio durante le mie ore di studio. Sorrisi loro, ma il cuore era tanto triste. Mi voltai, lacrime amare scendevano dal mio viso e pensai: «Cosa posso fare per loro?»

Ad un tratto vidi quella Donna che mi si avvicinò e mi regalò una croce e mi disse: «La croce di Gesù brilli sempre nel tuo cuore».

Non capii, ma al mio risveglio mio Padre era accanto a me. Gli raccontai il sogno ed Egli mi scrutò ed esitò qualche istante prima di parlare.

Aspettai in silenzio e quegli attimi mi servirono a preparami all’ascolto.

Sentii che ciò che stava per dirmi richiedeva molto impegno da parte mia.

«Caro figliolo - mi disse - una croce, quella croce ha portato al mondo la salvezza. Se vuoi essere discepolo di Gesù devi ogni giorno rinnegare te stesso prendere la croce e seguire Gesù».

Terminato il racconto Palla di Luce mi disse: «Ama la croce e salverai il mondo».

Lo guardai e pensai: «È un compito difficile, ma possibile con la grazia di Dio ed il suo aiuto».

Egli mi sorrise e mi sussurrò: «Dopo la croce, un giorno risorgeremo con Lui».

Da quel giorno e con maggiore forza proseguii il cammino insieme a Lui certa che ogni sofferenza se offerta a Dio può salvare l’umanità.

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SETTIMO RACCONTO

Catanzaro, 19-20 aprile 2001

 

Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:

«Quel giorno dalla collina scesi a valle e mi fermai presso una sorgente d’acqua: insieme a me vi era mio Padre ed io ero talmente stanco che mi addormentai sulle sue ginocchia e feci un sogno:

Sognai di essere presso quella sorgente; mi parve di sentire un lamento ed incuriosito diedi uno sguardo attorno. A pochi metri vi era un grande burrone, nel centro sostava una folla stremata da un lungo viaggio. Pensai: «Avranno sete!». Presi la borraccia che mio Padre aveva riempito durante la sosta e mi precipitai verso quella folla.

Fu terribile lo spettacolo che si presentò davanti ai miei occhi: alcuni al mio passare mi voltavano il viso, altri, addirittura, le spalle; uno di loro, con lo sguardo basso, piangeva. Fu proprio verso di Lui che si posò il mio sguardo. Era giovane, ma aveva le sembianze di un vecchio deluso ed amareggiato. Lo accarezzai ed egli mi sorrise. Aprì il libro della sua vita e compresi che cercava la vera gioia, la Verità. Ero certo di conoscere la fonte della vera gioia ed in fretta lo accompagnai da mio Padre che mi aspettava presso la sorgente.

Un fischio interruppe il mio sogno: un giovane pastorello era sceso a valle e si apprestava con tanta pazienza ad abbeverare il suo gregge.

Il giorno stava per imbrunire, lo salutammo e ci avviammo verso casa. Rimasi in silenzio per qualche minuto. Il sogno mi aveva turbato molto. Lo raccontai a mio Padre perché sapevo che dalla sua interpretazione avrei ricavato saggi insegnamenti.

Egli mi disse: «Ogni uomo è in cammino verso il regno dei cieli ed a volte si ferma. Ma il Signore nel suo grande amore suscita in mezzo al suo popolo il Profeta che parla in suo nome e l’uomo si fa cieco, sordo e muto al suo richiamo d’amore ed è incapace a far leva nella storia. Colui, invece, che si lascia plasmare incontrerà la vera gioia e dovrà ogni giorno iniziare il cammino. E come una pecora, sentire il richiamo del suo Pastore che lo invita a rigare dritto».».

Terminato il racconto Palla di Luce mi disse:

«Ascolta e fai sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli ed incontrerai la vera gioia».

Poi trasse dal suo zainetto un fischietto e me lo diede in dono. Non compresi a cosa mi potesse servire, ma Egli mi guardò e mi disse:

«Ascolta uomo quel fischio: il suo richiamo d’amore che ci invita a convertirci e a credere al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo».

Lo ringraziai e felice lo deposi insieme agli altri doni.

Quel giorno compresi che ancora lungo era il cammino per raggiungere l’Eterno Amore e ripresi il cammino insieme a Lui.

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OTTAVO RACCONTO

Catanzaro 9 - 10 giugno 2001

 

Ripresi il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:

«Un giorno mio Padre di buon mattino mi chiese di andare verso il paese a cercare un pezzo di legno. Obbedii al suo comando e mi incamminai prendendo con me il mio zainetto.

Durante il cammino sentii uno scampanellio proveniente dalla valle. Incuriosito tesi l’orecchio fino a quando vidi alcune pecorelle salire in collina accompagnate da quel giovane pastorello.

Rimasi affascinato da Lui, ma non volli che si accorgesse della mia presenza ed allora mi nascosi dietro un albero per osservare: le pecore brulicavano l’erbetta che cresceva in quel luogo e Lui stesso li dissetava. Quanta cura gli dava: «Eppure - pensai - sono solo delle semplici pecore!».

Una brezza leggera si levò e subito pensai che era l’ora di ritornare a casa, ma ancora non avevo compiuto la mia missione; non avevo perso tempo ad osservare quel piccolo gregge e quindi pensai che era proprio lì il luogo in cui dovevo cercare quel pezzo di legno.

Il vento si fece più forte ed un pezzo di tronco di quel albero cadde ad un passo da me; lo raccolsi e, contento, presi la via del ritorno.

Mi accorsi che il sole era giunto al declino e di corsa ritornai alla casa di mio Padre.

Egli appena mi vide, mi sorrise, mi ringraziò e dopo aver cenato si mise subito a lavoro; io ero tanto stanco che me ne andai nella mia cameretta, ma non riuscii a dormire e quindi senza far rumore mi alzai, scesi le scale e raggiunsi il laboratorio di mio Padre. La porta era socchiusa, ma non entrai per non disturbarlo. Diedi uno sguardo attorno e trovai nella parete una piccola fessura. Mi avvicinai e vidi mio Padre all’opera: aveva diviso quel pezzo di tronco in due; una parte l’aveva utilizzata per ricavarne una piccola culla; ma non feci in tempo a capire cosa stesse realizzando con l’altra parte, perché caddi a terra stremato dal sonno.

Mi svegliai all’alba, mi feci coraggio ed entrai nel laboratorio.

Mio Padre aveva appena finito il suo lavoro; grande fu la gioia quando notai, con meraviglia, che mio Padre aveva scolpito il Bambin Gesù. Guardando quel Volto mi ricordai di quel giovane pastorello. «Padre - esclamai - ha le sembianze di quel giovane pastorello!».

Ed Egli mi scrutò e mi disse: «Gesù è il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecorelle. Il suo gregge sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Fatti guidare da Lui ed Egli ti condurrà su pascoli erbosi».

Terminato il racconto Palla di Luce mi disse: «Innamorati di Gesù ed Egli ti cullerà e ti darà conforto e gioia».

Poi trasse dal suo zainetto un bambin Gesù di gesso e me lo diede in dono. Lo presi fra le mani; quanto era bello e splendente di luce il suo Volto! Non vidi la culla però. Ma Egli mi guardò e mi disse: «Il tuo cuore sarà la sua culla, se lo amerai, lo ascolterai e metterai in pratica la sua Parola».

Rimasi turbata, ma Egli mi sorrise e mi sussurrò: «Sii forte, non preoccuparti, Io sarò con te». Lo ringraziai e felice proseguii il cammino insieme a Lui.

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NONO RACCONTO

Catanzaro 16 giugno 2001

 

Spesso ci regalavamo momenti di silenzio ed era proprio in quei momenti che trovavamo la forza di andare avanti; il cammino era molto lungo e tortuoso.

Durante uno di questi momenti presi il bauletto che portavo sempre con me e che Palla di Luce riempiva con i suoi doni e ne estrassi uno: il Bambin Gesù.

Palla di Luce era seduto ad un passo da me e mi osservava; sapevo che il suo sguardo era più di una telecamera nascosta. Egli riprendeva gioie, dolori, le profondità del mio cuore, del mio essere: tutto ciò che solo Dio può conoscere.

Non ero immune da vizi e quindi lasciai che mi scrutasse fino in fondo anche se avevo un po’ di timore. Avrei voluto che mi dicesse qualcosa, ma rimase muto.

Io, intanto, osservavo il Bambin Gesù che mi aveva regalato e notai che l’artista, che l’aveva realizzato, lo aveva ritratto in un momento di gioco. Infatti, lo aveva immaginato giocare come tutti i bambini piccoli nei loro primi mesi di vita: sembrava divertirsi dirigendo la mano destra verso il piede sinistro come se volesse fare un applauso particolare. Lo osservai a lungo perché mi sembrava volesse giocare con me; ma l’unica cosa che seppi fare fu baciarlo e ringraziarlo.

Intanto Palla di Luce prese un piccolissimo sasso a forma di confetto e lo lanciò ad un centimetro dal mio piede destro. Pensai: «Perché questo? Forse, per attirare la mia attenzione? Oppure per distogliere i miei pensieri che distano dai suoi come da Oriente ad Occidente?».

Allora lo guardai ed Egli mi scrutò, mi sorrise e mi sussurrò: «Bisogna diventare piccoli per entrare nel Regno dei Cieli». Pensai: «Devo amare di più per riuscirci; solo così potrò dare una culla al Bambin Gesù e giocare con Lui».

Egli conoscendo i miei pensieri, mi sorrise come per assecondarmi.

Prima di andarmene da quel luogo raccolsi quel sassolino. La sua forma mi suggeriva il sapore della festa, preludio di quel che gusteremo se persevereremo fino alla fine nell’ascolto e nell’osservanza della Parola di Dio.

Rimasi turbata dal suo mutismo, allora, alzai gli occhi al cielo ed elevai una preghiera al Signore che mi aveva usato misericordia: «Signore, non distogliere lo sguardo su di me e non privarmi della tua presenza affinché io non vacilli».

Egli mi prese per mano e serenamente proseguii il cammino insieme a Lui.

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DECIMO RACCONTO

Catanzaro 12 – 16 giugno 2002

 

Un giorno Palla di Luce mi disse:

«Obbediente ad un comando di mio Padre, presi l’asinello legato alla staccionata e mi incamminai verso il luogo che Egli mi aveva indicato.

Stavo camminando per la mia strada quando incontrai quel giovane pastorello alla ricerca di un buon pascolo per il suo gregge.

Notai che Egli si fermò ed anch’io mi fermai; legai l’asinello all’albero situato ad un passo da me e mi nascosi dietro lo stesso per osservare quanto accadeva.

Egli conosceva una per una le sue pecorelle, li chiamava per nome ed esse obbedivano. Rimasi qualche ora ad osservare, ma all’improvviso mi rannicchiai, dormii e feci un sogno: sognai di trovarmi nella stessa situazione, ad un tratto il cielo si oscurò, presagio di un temporale imminente e così fu.

Il giovane pastorello si apprestò a trovare un buon rifugio per il suo gregge; si guardò attorno: poco più in là vi era una grotta scavata nella roccia e senza perdere altro tempo chiamò il gregge e in un attimo le sue pecore furono il salvo.

Osservai quanto piccola era quella grotta, ma così grande a contenere tutto quel gregge, la sua forma mi richiamava alla mente un cuore.

Faceva molto freddo e quel giovane pastorello accese della legna per riscaldare il suo gregge.

Mi svegliai, richiamato dal fischio di quel giovane pastorello.

Egli si accorse di me, mi salutò ed io proseguii la mia strada, feci quanto mi aveva ordinato mio Padre e di corsa ritornai a casa contento di aver fatto anche quel giorno la volontà di mio Padre.

Lo vidi da lontano e corsi a salutarlo. Egli mi abbracciò, mi guardò, io fremevo perché volevo raccontargli quanto accadutomi.

«Hai fatto un sogno?» -Egli mi disse. – «Si» – risposi e cominciai a raccontargli tutto scrupolosamente, certo che mio Padre mi avrebbe arricchito con i suoi insegnamenti.

Egli mi disse: «Gesù, Buon Pastore, è sempre pronto a salvare il suo gregge dalle intemperie della vita. Il suo cuore è grande, sempre pronto a consolare ciascuno di noi ed a riscaldarci con il suo amore».

Terminato il racconto Palla di Luce mi disse:

«Ascolta! L’uomo ingrato spesso ferisce il cuore di Gesù quando non compie la volontà del Padre nostro che è nei cieli, ma Egli aspetta con fiducia che la pecorella smarrita ritorni alla casa del Padre. E fissandomi a lungo – proseguì – Guarisci le ferite di quel cuore, del cuore di Gesù!».

Piansi pensando a quante volte anch’io, povero peccatore, avevo ferito il suo cuore. Egli mi guardò, asciugò le mie lacrime ed io mossa dal desiderio di riparare le offese arrecate a quel cuore, proposi di fare ogni cosa bene, per la gloria di Dio e per consolare il cuore di Gesù.

Proseguii il cammino, sapevo che ancora lungo era il viaggio che mi conduceva alla mèta, ma non disperavo perché Egli era sempre accanto a me.

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UNDICESIMO RACCONTO

Catanzaro 28 – 29 giugno 2002

 

Era verso mezzogiorno quando ci fermammo per rifocillarci. In silenzio consumammo il nostro pasto e riprendemmo il cammino.

Attraversammo una strada alberata: il fruscio degli alberi, il canto degli uccelli allietavano il nostro cammino e si univano al nostro canto di lode verso il Padre celeste che ha creato tutto ciò.

Fu in quel momento che Palla di Luce mi disse: «Spesso l’uomo ingrato ha voglia di proibito, cerca gioie effimere, ma non comprende che la vera gioia è riservata a colui che fa la volontà del Padre nostro che è nei cieli, non a colui che dà le perle ai porci». Non compresi, ma mi rattristai molto.

Egli proseguì: «Un giorno, quel giorno, feci un sogno. Sognai di essere in una grande città, c’era molto chiasso attorno a me; le scene di quel mondo passavano velocemente davanti ai miei occhi come in un film: fornicazioni, adultéri, sodomie, uccisioni, furti, rapine ecc; mi inorridisce il sol pensiero. Ad un tratto cadde la pioggia e spazzò via tutto e rimasi solo.

Fui svegliato dal canto di una allodola che si era posata sul davanzale della finestra della mia cameretta, tremavo e mio Padre era lì pronto a consolarmi.

Lo abbracciai piangendo ed Egli mi disse: «Caro figliolo, ogni uomo è chiamato a vivere nel mondo, ma non a confondersi con esso. Egli deve essere mondo da ogni peccato e testimone del Cristo Risorto che dona la grazia a quanti la cercano e che attende con pazienza che il peccatore pentito ritorni alla casa del Padre». ».

Rimasi turbata da quel racconto, ma arricchita da quegli insegnamenti che danno gioia al cuore e felicemente proseguii il cammino insieme a lui.

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DODICESIMO RACCONTO


Catanzaro 30 giugno 2002

 

Un giorno Palla di Luce mi disse: «Sveglio di buon mattino, incominciai la mia giornata con la preghiera e corsi subito da mio Padre per conoscere la sua volontà.

Egli mi chiese di andare in città per far festa. Obbedii al suo comando e mi incamminai verso la città. Sul mio cammino vi era gente con sandali, bisaccia e bastone. Il cammino fu lungo, impiegai meno del previsto.

Arrivato in città vidi una folla radunata attorno ad un altare. Era un giorno solenne, quel giorno. Alcuni fanciulli si apprestavano a ricevere per la prima volta Gesù nel loro cuore. Si erano preparati quanto basta per capire la grandiosità del dono, ma dovevano camminare molto per raggiungere la santità.

Mi nascosi tra la folla e mi guardai attorno. Sul muro dietro l’altare vi erano appesi dei disegni elaborati dagli stessi fanciulli.

Li osservai uno per uno, ma grande fu il mio stupore quando ne vidi uno in particolare: qualcuno aveva ricalcato la mia fisionomia senza avermi mai visto; ero stato rappresentato in ginocchio accanto ad un calice.

Conoscevo l’autore, fin dal grembo di sua madre. Cercai di catturare il suo sguardo, ma la fanciulla era talmente emozionata che non si accorse di me.

Finita la festa, ritornai a casa. Mio Padre era lì ad aspettarmi. Lo trovai con una matita in mano; allora la mia mente ripercorse quanto accadutomi quel giorno e mi ricordai di quel disegno e mi domandai: «Chi, se non nostro Padre, aveva guidato quella mano?». Egli mi guardò e mi disse: «Tutto è dono di Dio. A Lui la gloria».».

Terminato il racconto Palla di Luce mi sorrise. Io rimasi affascinata da quel racconto, mi ricordai di quel giorno; quanti anni erano passati! Eppure, Egli lo raccontava come se fosse ieri.

Quel giorno scoprii che fin da piccola Egli era sempre accanto a me.

Egli mi baciò e poi mi sussurrò: «Solo il Suo Corpo il Suo Sangue ti sazierà. Cibati del Signore avrai la vita eterna».

Lo ringraziai e felicemente riprendemmo il cammino.

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TREDICESIMO RACCONTO

Catanzaro, 6 ottobre 2002

 

Ogni giorno Egli mi istruiva ed io traevo gioia e forza per andare avanti.

Spesso rischiavo di venir distratta da quel mondo buio pieno di malizia, falsità, ipocrisia. Ma Egli era sempre accanto a me, pronto a darmi una mano.

Ero certa, non ero sola, la sua presenza mi dava sicurezza.

Gemevo nello spirito per quanto accadeva attorno a me, ma quel giorno Egli mi scrutò a lungo e poi mi disse: «Beati coloro che persevereranno sino alla fine di essi è il regno dei cieli. Beati coloro che piangono perché saranno consolati……».

Quante altre volte mi aveva sussurrato ciò, eppure, quel giorno sentii che stava per avvicinarsi il giorno della consolazione. Poi Egli sfiorò le gote mie, mi sorrise e proseguimmo il cammino.

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QUATTORDICESIMO RACCONTO


Catanzaro, 7 ottobre 2002

 

Fu durante una sosta che Palla di Luce mi disse: «Ascolta e fanne tesoro».

Rimasi in silenzio, mi sedetti accanto a Lui ed Egli proseguì: «Un giorno mi addormentai e feci un sogno. Sognai di essere in una città buia dove il peccato regnava imperterrito. Un’angoscia percorse le mie stanche membra. Mi fermai a guardare e vidi una luce provenire da quella casa. Pensai: «Sono un pellegrino in terra straniera, coloro che vi abitano mi daranno sicuramente un giaciglio per riposarmi per poi proseguire il cammino».

Suonai il campanello; sull’uscio di quella casa vidi comparire una bellissima Donna, una tenera madre, che mi fece cenno di entrare. Cosa strana, però! Parve aspettasse proprio me.

Mi guardai attorno; notai che non ero l’unico a chiedere ospitalità. Quella donna era piccola, umile, piena d’amore, ricca di fede. Il banchetto era pronto: mi diedero da mangiare ed un letto per dormire.

Ma quella notte rimasi sveglio.

Al mattino ringraziai per l’ospitalità, salutai e proseguii il cammino. All’improvviso mi sentii chiamare. Mi voltai, quella Donna estrasse dal suo seno qualcosa per me: una catena di granelli d’oro. La posò sul mio cuore e poi scomparve.

Bruscamente mi svegliai e corsi da mio Padre. Gli raccontai il sogno ed Egli mi disse: «Maria è la nostra mamma, il nostro rifugio. Sicuro baluardo contro gli assalti del maligno. Bussa al suo cuore con il Santo Rosario ed Ella esaudirà ogni tua supplica.

Il Santo Rosario è la catena dolce che ci lega a Dio, il compendio di tutto il Vangelo, lo scudo dei nostri cuori, un canto d’amore intonato da coloro che affidano alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, le loro ansie, le loro preoccupazioni, i loro affanni, le loro gioie, le loro sofferenze, le loro speranze».».

Terminato il racconto Egli mi disse:

«Cammina con il Santo Rosario nel cuore, la nostra mamma celeste ti consolerà».

Rimasi turbata, ma felice. Anche quel giorno Egli mi aveva dato una certezza:

l’amore verso la nostra mamma celeste, la devozione al suo Santo Rosario sono alla base per un solido cammino verso la santità.

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QUINDICESIMO RACCONTO

Catanzaro 28/29 dicembre 2002

 

Proseguimmo il cammino ed Egli mi disse: «Quella mattina mio Padre mi chiese di andare in città, io obbedii al suo comando ed intrapresi il viaggio.

Ormai conoscevo bene quella strada, l’avevo percorsa tante altre volte; ogni minima scorciatoia era a me ben nota e in un lampo arrivai in città.

Mi guardai attorno, non nego che ogni volta mi colpiva qualcosa in particolare. Quel giorno vidi un’insegna con su scritto: “ La biblioteca degli st……..” Non riuscii a decifrare la parte finale perché quella scritta era logorata dal tempo. La porta era spalancata ed incuriosito entrai; ogni cosa era al suo posto, vi era lì un bibliotecario, di bel aspetto all’apparenza, pronto a dare una mano nella ricerca dell’opera desiderata. Mi guardai attorno, da un palchetto estrassi un libro, mi sistemai in un angolino e cominciai a leggerlo, ma mi annoiai talmente che il mio spirito si rattristò.

Non mi rimaneva altro da fare: dovevo andarmene in fretta e così feci. In quel luogo vi era molta sapienza umana, ma non era quella che io cercavo.

Sulla via del ritorno incontrai un giovinetto che mi disse: «Chi cerca la Sapienza con cuore puro, generoso e semplice la troverà seduta alla sua porta».

Rimasi turbato, ma gioioso ed in fretta ritornai alla casa di mio Padre; lo trovai seduto davanti alla porta, mi venne incontro ed io un po’ timoroso raccontai ciò che avevo visto ed udito durante il viaggio. Egli entrò in casa, prese un rotolo e cominciò a leggere:

«Quanti confidano in Dio comprenderanno la verità…… e poi scrutandomi a lungo proseguì: - Ogni sapienza viene dal Signore, se desideri la Sapienza osserva i suoi comandamenti, allora il Signore te la concederà».

Terminato il racconto Palla di Luce mi sussurrò: «Rimani con Lui, il suo amore ti farà crescere in sapienza».

Gustai con gioia quelle parole e felicemente proseguii il cammino insieme a Lui.

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SEDICESIMO RACCONTO


Catanzaro 21- 29 aprile 2003

 

Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse: «Ascolta e fanne tesoro!

Un giorno mi addormentai e feci un sogno. Sognai di essere in casa, quando sentii un forte boato, un terremoto.

Ebbi una gran paura, le pareti della mia casa ondulavano ma non ci fu nessun crollo, di questo ne ero certo: mio Padre l’aveva ben costruita sulla roccia.

Ad un tratto tanto silenzio, mi affacciai dalla finestra e vidi uno spettacolo terribile: un cumulo di macerie.

Dopo qualche istante sentii lamenti , grida, pianti di bambini sopravvissuti alla tragedia e rimasti orfani e la voce di mio Padre che diceva: «Presto! Accogliamoli nella nostra casa!». Spalancò la porta, li chiamò per nome ed essi un po’ timorosi, ad uno ad uno entrarono nella nostra casa. Ed io rivolgendomi a mio Padre dissi: «Padre, da oggi insegnerò loro ad amarti».

Mi svegliai bruscamente e corsi da mio Padre per raccontargli il sogno ed Egli ascoltò e poi mi disse: «Ogni uomo di buona volontà deve riempire la casa del Padre nostro che è nei cieli ma per far ciò deve istruirsi per istruire gli altri e far sì che ogni creatura impari a conoscerlo, amarlo e servirlo. Quindi, occorre conoscere la Parola di Dio e fondare la propria vita su di essa; sono necessari la pazienza, l’umiltà, la prudenza, doni che vengono dall’alto e che bisogna chiedere a Dio, con insistenza, nella preghiera, insieme a tanta fede e tanta gioia nel cuore».

Terminato il racconto rimase in silenzio per qualche istante e poi mi disse: «Ama il Signore per farlo amare».

Da quel giorno quella frase illuminò il nostro cammino e lo proseguimmo con gioia.

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DICIASETTESIMO RACCONTO


Catanzaro 23-26 agosto 2003

 

Era un giorno di festa, quel giorno. Eravamo lì, in prato fiorito, davanti a noi una fanciulla intenta a raccogliere fiori; ne compose un mazzetto e me lo diede in dono e giocherellando pronunziò la seguente frase: «Guardami! E nel guardarmi, pensami! E nel pensarmi, amami! E più sarai amata».

Sembrava un cantico d’amore dello Sposo alla sua Sposa.

Rimasi turbata da quella frase e nel proseguire il cammino mi domandai: «A chi devo rivolgere il mio sguardo, il mio pensiero? Chi amare, per essere amata?». Non avevo dubbi! E rivolgendomi a Palla di Luce dissi: «Gesù crocifisso vuole essere guardato, amato, vuole conquistare ogni uomo di buona volontà con il suo grande amore».

Egli fece un cenno con la testa come per assecondarmi e proseguì: «Ma l’uomo è ancora cieco , sordo e muto al suo richiamo d’amore».

Mi rattristai molto e Palla di Luce rimase qualche minuto in silenzio e poi aggiunse: «Cristo è lo Sposo dell’anima, andiamogli incontro in Movimento. Ama, credi, spera !».

Quel giorno capii che queste tre virtù, la fede, la speranza e la carità, devono albergare nel cuore di ogni uomo per poter camminare speditamente e raggiungere l’eterno Amore, lo Sposo.

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DICIOTTESIMO RACCONTO

 

Catanzaro 14 – 16 agosto 2004

 

Camminavo con Lui ed Egli mi plasmava con le sue parole ed il suo esempio.

Un giorno mi disse: «Quel giorno mio Padre mi chiese di svolgere una missione e di buon mattino m’incamminai per obbedire al Suo comando.

Stavo procedendo sui miei passi quando mi fermai attratto da una Voce. Diedi uno sguardo attorno ma non vidi nulla. Il sole era alto all’orizzonte. Tutto attorno tanta pace.

Allora decisi di riposarmi e di rinfrescarmi sotto un albero; ma ero talmente stanco che mi addormentai e feci un sogno.

Sognai un uomo che ammaestrava i suoi figli dando a ciascuno di loro una missione. Alcuni, attenti al suo richiamo, accoglievano con gioia la sua Parola. Altri, risoluti nella loro testardaggine, rifiutavano l’invito.

Passavano i giorni, i mesi e gli anni ed Egli imperterrito continuava ad ammaestrarli, ricolmandoli di doni.

All’improvviso fui svegliato da un venticello leggero che rinfrescò il mio spirito.

Rimasi turbato da quel sogno e risoluto feci quanto mi aveva ordinato mio Padre e poiché il sole stava per tramontare presi in fretta la via del ritorno, certo che anche quel giorno mio Padre mi avrebbe arricchito con i suoi insegnamenti.

Quella sera Egli rimase in silenzio, ma il mattino seguente entrò nella mia cameretta e dopo avermi scrutato a lungo, mi accarezzò e mi diede la spiegazione che io cercavo.

Egli mi disse: «Ad ogni uomo il Signore affida una missione e a ciascuno dona dei talenti che dovrà mettere a frutto per svolgere santamente la missione affidatagli.

Molti però, distratti dalle cose del mondo, non ascoltano il suo richiamo d’Amore.

A coloro che si sono convertiti alla Sua Parola, spetta offrire a Dio sacrifici, suppliche e preghiere affinché ogni uomo possa raggiungere la salvezza».

Palla di Luce interruppe il racconto e volgendo lo sguardo su di me disse:

«Tendi l’orecchio ed ascolta! È questa la missione che il Signore ci ha affidato in movimento: ricordare la Parola di Gesù al mondo che l’ha dimenticata. Andate… salvate… convertite. Una Luce vi avvolgerà e nessuno può più distruggerla.».».

Era un compito arduo, ma non avevo dubbi la sua presenza mi dava la forza. Egli mi prese per mano e mi disse: «Beati coloro che persevereranno sino alla fine di essi è il regno dei cieli».

E felicemente proseguii il cammino insieme a Lui, certa che solo con il suo aiuto e la grazia di Dio avrei potuto svolgere la missione affidatami.

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DICIANNOVESIMO RACCONTO

 


Catanzaro 21- 23 maggio 2005

 

 

Da quel giorno sono passati giorni, mesi e anni ed Egli è sempre accanto a me.

La sua presenza mi dona gioia, mi sprona a camminare.

Attorno a noi quanta gente a cui tendiamo la mano, doniamo un nostro sorriso, una carezza, una parola, sorretti da un solo desiderio: Amare Cristo nel fratello.

È nel fratello che Lo si incontra, è lì che vuole essere amato ed è da questo desiderio che nasce tanta pace e gioia nel cuore e volontà ferma a diventare santi.

Diventiamo Santi e sconvolgeremo il mondo intero!

Solo così raggiungeremo l’Eterno Amore, lo Sposo dell’anima, il tesoro nascosto, la nostra gioia del cuore: Gesù.

Ne sono certa….siatene certi!.......

Allontaniamo i vizi ed acquisiamo le Virtù.

L’Amore (Gesù Cristo), che si dona nell’Eucaristia, conquisterà il nostro cuore ed esso palpiterà d’amore per Lui.

La Luce (la Parola di Gesù) illuminerà il nostro cammino.

Ed in movimento, portiamo Gesù nei cuori!

 

 

 

 


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